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giovedì 7 aprile 2011

Due milioni in tre anni, la Croce rossa prende il 5xmille, ma non ne ha diritto

La Croce Rossa Italiana riceve dall’Agenzia delle Entrate i soldi del 5 per mille. Oltre 2 milioni di euro in tre anni. Ma secondo la stessa Agenzia delle Entrate, non ha diritto di riceverli. E’ un paradosso tutto italiano. E l’Italia trova, nella Croce Rossa, un esempio di come si avvolgano, in un groviglio inestricabile, burocrazia, norme, negligenza, mancanza di trasparenza, flussi di denaro fuori controllo.

Ma andiamo con ordine: la Croce Rossa Italiana è, dal 1995, un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, dunque è soggetta alla disciplina propria degli enti pubblici. Inoltre, è sotto il controllo di ben quattro ministeri: Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Economia, Difesa. E’ finanziata dagli stessi ministeri. Dunque, è già finanziata dalle tasse degli italiani.

Il cinque per mille, ovvero la possibilità del cittadino di dedicare parte della propria IRPEF al sostegno di enti che svolgano attività socialmente rilevanti (non-profit, ricerca scientifica e sanitaria) è previsto dal 2006.

Da allora è stato riproposto per 5 anni. Ma chi ha diritto di beneficiare della ripartizione di questa quota dell’IRPEF? Per capirlo, ci viene in aiuto la circolare n.56/e dell’Agenzia delle Entrate del 10 dicembre 2010. In essa si ribadisce una linea già espressa in due circolari precedenti (n. 30 e n. 57 del 2007) e si fa riferimento sia alla legge del 23 dicembre 2005, n. 266 (finanziaria 2006) sia alle successive disposizioni che hanno regolamentato il cinque per mille. In sostanza, si afferma chiaramente che solamente i soggetti con personalità giuridica di diritto privato possono accedere al beneficio. La circolare precisa anche:

«Gli enti associativi di diritto pubblico non possono, pertanto, essere iscritti nell’elenco dei soggetti destinatari del cinque per mille e non possono accedere alla ripartizione delle relative quote».

La Croce rossa, dunque, risulta esclusa. Ma all’Ente lo sanno? Parrebbe proprio di no. Sul sito ufficiale della CRI si trova, infatti, una lettera firmata da Patrizia Ravaioli, in una pagina dal titolo “Destinazione 5×1000 alla CRI”. La Ravaioli è Direttore Generale di CRI, 195mila euro annui di compenso per l’incarico, Laurea in Economia e Commercio, un curriculum di tutto rispetto, presidente della curiosa associazione Pimby (acronimo che sta per Please, in my backyard. Un’associazione per favorire il dibattito sugli investimenti in infrastrutture nel nostro Paese di cui fa parte anche Chicco Testa, cofondatore e Presidente del Comitato Scientifico).

Nella lettera, indirizzata a tutte le componenti della CRI, inclusi i Comitati locali – invitati a prodigarsi per pubblicizzare la possibilità di destinare il proprio 5 x 1000 all’ente – si legge, fra l’altro: «Per le future sfide che quotidianamente i 150.000 volontari affrontano a fianco dei più vulnerabili, Vi ricordo che in occasione della dichiarazione dei redditi 2009 è possibile contribuire alle attività dell’Associazione destinando il 5 per 1000 alla Croce Rossa Italiana [...] potrà essere scaricato sul sito istituzionale alla sezione” Sostienila Croce Rossa” tutto il materiale afferente all’iniziativa. In parallelo, sarà mia cura attivare i Servizi competenti per la predisposizione di un piano che preveda la ridistribuzione in quota parte della somma procurata sul territorio di provenienza».

Insomma, negli anni i Comitati Locali avranno organizzato attività per raccogliere fondi che non arriveranno mai sul territorio: infatti, la Ravaioli non potrà disporre di quel denaro. Nemmeno di quello già entrato nelle disastrate casse dell’Ente. Perché la già citata circolare dell’Agenzia delle Entrate prosegue così:

«Ove il contributo sia stato già corrisposto lo stesso, in mancanza dei requisiti prescritti da parte dell’ente beneficiario, deve essere recuperato».

Nel frattempo, la Croce rossa ha incamerato per il 2007 673.303,59 euro, per il 2008 679.532,64 euro, e per il 2009, erogato in queste settimane, 1.120.174,27 euro. Questi sono i dati disponibili sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. Quella stessa Agenzia che ha stabilito che la Croce rossa non può partecipare alla ripartizione del 5 per mille.

Finalmente, a marzo 2011, la cosa è stata recepita anche dall’Ente in maniera definitiva. Una circolare interna della Direzione Generale 3° Programmazione e Comunicazione, Ufficio Fundrising cita la nota dell’Agenzia delle entrate , diretta, per conoscenza, anche a Patrizia Ravaioli, dice chiaramente: «Si invita non solo a non effettuare alcuna azione di promozione per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef a Croce Rossa Italiana, ma anche a diffondere, per quanto possibile, detta notizia sul Territorio».

Ma cosa ne sarà dei soldi già raccolti? E quando si comincerà, davvero, a fare ordine in un’Ente perennemente commissariato che riceve annualmente fondi pubblici e che organizza raccolte fondi fra gli italiani ogni volta che c’è una calamità in corso?
AUTORE:Alberto Puliafito (il fatto quotidiano)

Trattativa Stato-mafia Castelli: "Io dissi no, ma la sinistra nel '94..."

Roma - Nel 2003-2004, quando si trovava al vertice del ministero di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli rifiutò una sorta di trattativa con esponenti mafiosi che promettevano una pubblica dichiarazione di dissociazione in cambio di alcune contropartite. L’allora ministro disse di no "da solo", ma non in assoluta solitudine perché "vi era l’accordo con importantissimi magistrati dell’epoca". Castelli ha fatto quella che definito una "rivelazione" nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Pdl per denunciare l’atteggiamento "disponibile" del centrosinistra rispetto alla revoca del 41 bis tra il 1992e il 1993.

Le trattative tra Stato e mafia La ferita è ancora aperta. Il buco nero nella storia del nostro Paese pure. Ancora oggi un silenzio assordante sigilla il cratere aperto nel novembre del 1993 dall’allora Guardasigilli Giovanni Conso: incredibilmente il ministro della giustizia non prorogò il 41 bis per circa trecento mafiosi. Un gesto inspiegabile in un momento drammatico di lotta a Cosa nostra, in piena emergenza, e dopo i mesi terribili delle bombe ai monumenti. Lo Stato si piegò davanti alle mani insanguinate dei boss. Interrogati su questi fatti gli ex capi di Stato Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi non ricordano nulla. Contro questo inaudito silenzio si è gettato l'ex ministro leghista. Castelli chiarisce che la decisione di rispedire al mittente le avances fatte da "boss di prima grandezza" venne presa senza che si consultasse con alcun componente del governo. "Il 41bis, che io ho stabilizzato, è un regime veramente duro e i mafiosi lo temono - spiega l'ex titolare del dicastero di via Arenula - ci giunse la proposta di una pubblica scelta di dissociazione. Si sarebbero arresi allo Stato a patto di avere una contropartita". L'esponente del Carroccio ci tiene a sottolineare che "fu una decisione presa in piena coscienza e in accodo con importantissimi magistrati". "Io ma non solo io abbiamo ritenuto che con la mafia non si può intavolare alcuna trattativa - continua l'ex ministro di Giustizia - misi, quindi, sul piatto della bilancia questa offerta e il fatto che si dovesse trattare e decisi per il no". L'allora Guardasigilli non voleva "assolutamente" che "si potesse pensare che lo Stato avesse intavolato trattativa". E chiarisce: "Io in quegli anni ho preso importanti decisioni in assoluta solitudine.

AUTORE: redazione (Il Giornale)

Zanetti non accetta le critiche

Notizia del 7 aprile 2011 - 18:31

Javier Zanetti non ci sta: la valanga di attacchi alla sua Inter dopo le sconfitte ravvicinate con Milan e Schalke 04 non gli piace affatto e crede sia infondata.
Il capitano si prende l'Inter sulle spalle e difende la squadra: "Credo che coloro che da mercoledì parlano in un certo modo dei tifosi interisti in realtà non li conoscano affatto. Siamo tutti amareggiati per le sconfitte subite, ma questa squadra da sei anni consecutivi non fa altro che vincere e credo che qualcuno non aspettasse altro che il momento della prima difficoltà per poterci criticare", dice a Inter Channel l'argentino.

"Noi, però, ormai sappiamo come funziona e per nostra fortuna siamo sempre andati al di là di certe cose, mi stupirei se si parlasse sempre bene, in tal caso ci sarebbe da preoccuparsi... -sottolinea l'intramontabile nerazzurro -. Il tifoso interista non deve farsi condizionare dalle critiche, da tutto quello che in questi giorni si sente e si legge a proposito dell'Inter, deve ragionare con la propria testa. Noi giocatori lo sappiamo: quando vinci sei un fenomeno, quando perdi sei nulla. Il vero tifoso interista, però, capisce quando una squadra ci tiene e credo che alla nostra, sotto questo punto di vista, non si possa rimproverare niente".

ALLORA DIMETTETEVI!!!

Nel delirio di questi giorni, una cosa soltanto è assodata, la poltrona di Montecitorio non la lascia nessuno. Ormai è chiaro a tutti il cammino intrapreso dal governo, processo lampo per il Premier con relativa prescrizione. L’opposizione cosa fa? Per qualcuno, Cicchitto “Purtroppo la linea dell’opposizione e’ sempre quella della destabilizzazione permanente, e dello scontro frontale",…,“sinistra talebana”..ecc..,Bersani: "Loro hanno difficolta' a reggere il confronto. Noi continueremo a combattere…”..”scendiamo in piazza”…
Insomma tutto nella norma tutto come prima, solo una cosa sembrava aver aperto una speranza...Rosy Bindi: «Il momento è tale che non possiamo rispondere con i mezzi ordinari a una situazione straordinaria».. il senatore Ignazio Marino«Dobbiamo fare dei gesti eclatanti, come abbandonare tutti l’Aula e,perfino, dimetterci in massa per arrivare a nuove elezioni»..
Ecco la giusta soluzione. Se l’opposizione si dimettesse in massa il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
L’art. 88 Cost. disciplina il potere di scioglimento delle Camere:
“Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o
anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi
coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”.
Direte voi …ma non è possibile ..e invece.. Nessuna norma scritta disciplina le cause che portano allo scioglimento anticipato, però se ne possono individuare almeno tre: ragioni di opportunità politica segnalate da una consistente maggioranza dei partiti presenti in Parlamento; impossibilità di formare un governo che abbia la fiducia delle Camere; situazioni sociali o politiche particolari nelle quali è consigliabile il ricorso al voto popolare. La dottrina è divisa slla natura del decreto in caso di scioglimento anticipato: se sia un atto "complesso" nel quale la valutazione del Capo dello Stato e quella del Governo sostanzialmente concordano oppure se si tratti di un atto che rientra fra i poteri propri del Quirinale. In ogni caso, è il Presidente della Repubblica che - sentiti i presidenti delle Camere (per un parere obbligatorio ma non vincolante) - dispone lo scioglimento. Dopo aver ricevuto i presidenti dei due rami del Parlamento, il Capo dello Stato firma il DPR di scioglimento; in seguito, il Consiglio dei ministri si riunisce per approvare lo schema di decreto col quale si fissa la data per lo svolgimento delle elezioni politiche e quella per la prima riunione delle nuove Camere. Anche quest'ultimo decreto è firmato dal Presidente della Repubblica. La disciplina della convocazione dei comizi elettorali è contenuta nell'articolo 11 del Testo unico per l'elezione della Camera dei deputati (DPR 30 marzo 1957, n.361 riformulato con le successive modifiche).
OZZY

Tremendo....

Skittles Touch: Cat

DA GUARDARE A TUUTTTO SCHERMO!!!

.

Ma perchè in Italia non possiamo avere questo tipo di pubblicità???
OZZY++

The Unofficial Smithers Love Song

Hey...MrBurns



COMMODORE 64


Torna il Commodore 64, l’ home computer della Commodore Business Machines Inc. commercializzato dal 1982 al 1993 in vari Paesi del mondo.

Il commodore detiene tuttoggi il record di pc più venduto al mondo (17 milioni di esemplari fra il 1982 e il 1993).L'aspetto è quello di una grossa tastiera checollegata al televisore permetteva di giocare scrivere e programmare, con una grafica eccezionale(per quei tempi).Ora Commodore si prepara a lanciare il nuovo Commodore 64. Sarà un pc "all-in-one" con componenti come il processore Intel Atom D525 dual core da 1,8 GHz, scheda grafica Nvidia ION 2 da 512 MB, memoria RAM da 2 o 4 GB e hard disk con capienza da 160 GB a 1 TB; e optional come il lettore dvd o bluray e i moduli wi-fi b/g/n e Bluetooth. Il sistema operativo sarà Linux Ubuntu 10.04 LTS. I prezzi partono dai 595 dollari (circa 415 euro) per la versione base e arrivano fino agli 895 dollari (oltre 625 euro) per quella "full optional".

OZZY

Processo breve, prosegue la battaglia in aula

Oggi Consiglio dei ministri: possibile fiducia. Ma il premier chiede ai suoi di blindare la legge a prova Quirinale
Alla Camera il processo breve, al Senato il processo lunghissimo. In aula a Montecitorio i lavori sono proseguiti fino a mezzanotte nel tentativo di “sfrondare” gli oltre duecento emendamenti presentati alla legge che accorcia i termini della prescrizione (e cancella il procedimento Mills che vede imputato il premier). Intanto a Palazzo Madama, la commissione Giustizia ha approvato un emendamento presentato dal Pdl che allunga senza limiti il processo consentendo alla difesa di presentare infiniti elenchi di testimoni. Dando così la possibilità alla difesa di portare il procedimento fino all’inevitabile prescrizione. Ma non è tutto. L’emendamento prevede che una sentenza passata in giudicato non potrà più considerarsi prova definitiva per il processo. Quindi in quello Mills la condanna a carico dell’avvocato corrotto non può essere usata come prova a carico del premier imputato. La strada al Senato sembra in discesa. Ma gli occhi sono puntati su Montecitorio dove oggi ci sarà la terza giornata consecutiva di battaglia per arrivare ad approvare il processo breve con il combinato disposto della prescrizione breve per gli incensurati.

I lavori sono cominciati stamani alle 9, con la relazione del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sull’immigrazione e la tragedia al largo di Lampedusa di ieri. Poi riprenderà l’esame degli emendamenti e il voto. I tempi sono contingentati, è probabile che il voto definitivo possa slittare a martedì prossimo ma si saprà solo oggi pomeriggio alle 15. Silvio Berlusconi ha infatti convocato un Consiglio dei ministri di poco più di un’ora: dalle 13.30 alle 15, così da permettere ai ministri di essere presenti in aula a dare battaglia su ogni singolo emendamento. Anche perché, come mostrato chiaramente martedì sul conflitto di attribuzione, tutti i componenti dell’esecutivo sono indispensabili al momento del voto: i 330 deputati di cui parla il Cavaliere sono ancora un traguardo lontano.

E l’opposizione conferma di voler proseguire l’ostruzionismo attuato negli ultimi giorni. L’azione congiunta della maggioranza nei due rami del Parlamento (processo breve alla Camera e lungo al Senato) è “chiaramente ad personam e va contrastata politicamente con ogni mezzo”, annuncia Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione giustizia. “La pessima novità di giornata è rappresentata dall’emendamento Mugnai che è stato inserito all’ultimo momento al Senato nel provvedimento fortemente voluto dalla Lega e dalla collega Lussana sull’inapplicabilità del giudizio abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo. Chiedo alla Lega se è complice o vittima di questa strategia, fortemente criticata anche dal Csm, che per cercare di risolvere i problemi di Berlusconi finirà per negare la possibilità di ottenere giustizia a decine di migliaia di cittadini a causa della prescrizione”. Anche Idv e Pd hanno garantito ostruzionismo: “Useremo ogni virgola del regolamento per fermare le leggi ad personam”.

Visti da Palazzo Grazioli, i lavori dell’aula si annunciano complessi. E se ieri Berlusconi non si è presentato a Montecitorio, oggi potrebbe vedersi costretto a mostrarsi ai suoi. Ma dopo le tre. Dopo il consiglio dei ministri, che durerà il tempo di una decisione: porre la fiducia o no sul passaggio in aula del processo breve. Anche a costo di sfidare Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato è più volte intervenuto nelle ultime settimane, ma il premier non sembra preoccuparsene. O, almeno, non quanto dei tribunali italiani. Ma quando ieri il Presidente della Repubblica da L’Aquila dichiara che per fermare il processo breve “faccio quello che posso” e il Csm bolla il testo della norma come “amnistia sostanziale”, il Cavaliere è costretto a chiamare a raccolta i suoi, Ghedini e Alfano in testa, per chiedere di blindare la legge a prova di Quirinale. Perché poi Napolitano la legge deve firmarla. E potrebbe tenerla ferma un mese. Così i tempi si allungherebbero e il processo Mills ha udienze fissate fino a luglio e c’è il rischio che possa arrivare a sentenza.
Autore:Redazione Il Fatto Quotidiano

Ricetta PLUMCAKE variegato con canditi e uvetta

Il plumcake è un dolce soffice ed estremamente gradito sia dai grandi che dai piccoli, per la sua leggerezza e semplice bontà: è molto utilizzato per la prima colazione, e spesso come merenda per i bambini; può essere un ottimo accompagnamento per un buon thé o caffè pomeridiano.
Il procedimento è molto semplice, una volta presa la mano potete sbizzarrirvi variando la ricetta: ingredienti come uvetta e canditi possono essere sostituiti con gocce di cioccolato, il latte con un vasetto di yogurt o latte di mandorla/cocco. Le origini inglesi della parola plumcake si riferiscono ad un tipico dolce anglosassone, che nell’impasto contiene uvetta e pezzetti di frutta candita.

Tempo necessario: 60min abbondanti

Ingredienti:

- uova 4
- zucchero bianco 220gr
- vanillina 1 bustina
- sale 1 pizzico
- Grand Marnier mezzo bicchiere (o un altro liquore a piacere, per es Ruhm, Brandy)
- succo di limone 1
- burro 120gr
- latte 100gr
- farina per dolci 450gr (in mancanza potete usare anche farina normale di grano tenero)
- lievito per dolci 1 bustina (attenzione, il lievito di birra per pane non va assolutamente bene)
- uvetta 100gr
- canditi 100gr
Attrezzi necessari :

- frusta a mano o sbattitore elettrico
- terrina capiente
- stampo a cassetta/da plumcake (nb. se lo stampo non è rivestito in teflon antiaderente occorrerà imburrarne le pareti o rivestirle di carta da forno)

Procedimento
1- rompere le uova, versare il contenuto nella terrina
2- unire lo zucchero, la vanillina, il sale
3- mescolare per 5 min circa con la frusta o lo sbattitore elettrico
4- unire il Grand Marnier, il succo di limone, il burro ammorbidito, il latte, la farina e il lievito



5- impastare per altri 5 min

6- infarinare l’uvetta e i canditi (evita che questi cadano sul fondo), aggiungerli nella terrina
7- lavorare ancora per 10 min circa fino ad ottenere un impasto fluido ed omogeneo (nel frattempo fate scaldare il forno a 180°C, cottura statica)



8- versate l’impasto nello stampo a cassetta ed infornate per 30 min

9- passati i 30 min controllate con uno stuzzicadenti che il Plumcake sia cotto anche all’interno (lo stuzzicadenti deve rimanere asciutto e pulito); se ancora crudo allungate la cottura e ripetete il controllo

10- lasciate raffreddare il Plumcake ancora nello stampo, se lo togliete prima rischiate di mandarlo in pezzi.


….e a questo punto ….Buon appetito!

Ozzy!!